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ERANO COME NAUFRAGHI
Racconto teatrale di e con Paola Rossi
Produzione La Piccionaia – I Carrara / Teatro Stabile di Innovazione e con il Museo del Risorgimento e della Resistenza di Vicenza
Lezione Spettacolo anno 2017
Per le scuole secondarie di II° in occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale (1914-1918)
“La strada, ora, si faceva ingombra di profughi. Sull’altipiano di Asiago non era rimasta anima viva […] I contadini allontanati dalla loro terra erano come naufraghi.”
(E. Lussu, “Un anno sull’altipiano”)
Nel gioco delle complesse e talora contraddittorie vicende che caratterizzano il corso della Prima Guerra Mondiale sul fronte italiano, una delle pagine più sanguinose fu sicuramente l’offensiva di Primavera, meglio nota con il nome di Strafexpedition, scatenata dagli austroungarici nel maggio del 1916.
Gli abitanti di interi paesi furono costretti ad abbandonare le loro case e in pochi giorni decine di migliaia di persone si riversarono in pianura. I profughi sono il segno tangibile della perdita di un territorio, per questo diventano qualcosa che è meglio tacere: gli italiani di quei territori martoriati vennero sospettati di essere spie e percepiti come un peso dalle popolazioni che li accolsero. Per lungo tempo i profughi sembrarono rappresentare un episodio vergognoso e indegno di memoria, scomparendo completamente dalla documentazione ufficiale.
La loro storia riemerge, dopo decenni di silenzio, grazie alle ricerche degli storici, torna in vita grazie ai diari dei sacerdoti e ai ricordi degli anziani – al tempo ancora bambini – intervistati negli anni ottanta e novanta del secolo scorso. A dar voce a questi frammenti di memoria è Paola Rossi.
Il testo si avvale della consulenza storica e iconografica del Museo del Risorgimento e la Resistenza di Vicenza.
“La mia ricerca in questi ultimi anni verte intorno al tema della narrazione: con il corpo, con la voce, con l’utilizzo delle tecnologie. I racconti sono per lo più dedicati a luoghi specifici – musei, luoghi d’arte, spazi urbani – e nascono prima di tutto dall’ascolto e dal desiderio di dare voce alle cose, fare memoria, sperimentare nuove possibili interazioni. Alcuni progetti sono intrinsecamente legati a un luogo, altri sono “esportabili”, col loro bagaglio di immagini, suoni, emozioni. Come l’ultimo progetto, dove racconto storie (e la Storia) a partire da oggetti, documenti, filmati, fotografie”.